Regolamento e Incipit
Indetto da Lettelariamente, il Concorso è rivolto agli allievi delle Scuole Secondarie di Primo grado della provincia di Lecco.
Gli studenti dovranno completare un racconto partendo dall’Incipit proposto dallo scrittore Dino Ticli.
TESTO DA ELABORARE Il racconto deve avere una lunghezza massima di 4000 battute o 650 parole; può essere corredato da un’illustrazione, realizzata dal candidato, da consegnare in formato digitale jpeg di buona risoluzione all’indirizzo e-mail dell’Associazione. Essa potrebbe essere selezionata come immagine di copertina dell’antologia.
SELEZIONE D’ISTITUTO I docenti di ciascuna scuola procederanno alla selezione degli elaborati migliori (max 5 per classe) che parteciperanno alla selezione finale. Gli elaborati scelti andranno inviati insieme ai dati personali del docente.
CONSEGNA E SCADENZA La consegna del racconto dovrà avvenire entro il 4 febbraio 2014 tramite e-mail all’indirizzo:concorso.incipit.ticli@lettelariamente.it. Dovrà, inoltre, essere trasmesso il MODULO di PARTECIPAZIONE compilato e firmato in tutte le sue parti (disponibile sul sito: www.lettelariamente.it). Tale modulo dovrà essere inviato all’Associazione via e-mail (scannerizzato). Modulo e racconto dovranno essere inviati come allegati distinti e non in PDF; in caso contrario non potranno essere accettati.
GIURIA Presieduta da Dino Ticli, la giuria procederà alla selezione dei racconti migliori che saranno premiati e pubblicati in un’antologia. I racconti dei vincitori saranno disponibili anche sul sito www.lettelariamente.it.
PREMI I primi tre classificati riceveranno un buono di acquisto libri di € 50,00 e una copia omaggio dell’antologia. Altri sette classificati verranno premiati sia con una copia dell’antologia che con buoni libro di € 20,00 spendibili all’interno della mostra/mercato “Piccoli Editori in Fiera”. Un riconoscimento verrà riservato anche alla Scuola e all’insegnante che hanno espresso i vincitori.
PREMIAZIONE La premiazione é prevista sabato 3 maggio 2014 al Palasole di Bellano alle ore 11,30 in occasione di ” Piccoli Editori in Fiera”.
Testi vincitori
ALICE MAZZOLA (ICS Cremeno)
Primo classificato ex-aequo
E subito Nino: “Dai Camilla, che idea?”. Ma la testa dell’amica viaggiava ormai lontano: stava creando il suo progetto per salvare ciò che si sarebbe visto con la demolizione dell’edificio. Il giorno successivo, i due ragazzi discussero il piano di Camilla. “Un libro?”, chiese Nino sconvolto. “Non un libro qualsiasi”, rispose lei, “raccoglieremo i ricordi delle persone che rammentano com’era qui prima che il cemento prendesse il sopravvento e li trascriveremo”. “Non sarà un’impresa facile…”, riprese sconcertato Nino. “Non abbiamo alternative se vogliamo salvare il nostro paese, e… speriamo che funzioni!”. Nino annuì e cominciarono a organizzarsi per raccogliere i racconti dei loro compaesani. Armati di una mappa, un block notes e una matita, i due si avviarono lungo le vie. Furono molti quelli che, sentita la loro idea, tra una fetta di torta e una tazza di the, raccontarono storie ed emozioni provate da bambini, quando ancora l’edificio non esisteva. Non ci volle molto a riunire le testimonianze in un bel fascicolo rilegato con un nastro rosso e, sulla copertina, con inchiostro nero in una grafia ordinata la scritta “Storie…”. “Perché dovrei leggerlo?”, pensò il Sindaco, osservando a una certa distanza il fascicolo che gli era appena stato consegnato. “Due bambini?!” aveva esclamato, non poteva credere che avessero fatto tutto quel lavoro, gli sembrava quasi una sfida alla sua persona; quindi, per un po’ quel plico rimase sulla sua scrivania”. Quella scritta, però, lo fissava supplicante e minacciosa. “Solo una”, pensò, “che cosa mai potrà fare una storiella? L’intestazione diceva: Sig.ra Maria Bianchi, 74 anni via Manzoni, 8 “Mio marito” Il sindaco, incuriosito, decise di continuare. “ Ricordo quando con mio marito eravamo solo ragazzini, due sbadati sedicenni che nemmeno si parlavano per imbarazzo. Quella sera, io e le mie amiche tornavamo dai prati e nessuna si era accorta che un ragazzo ci stava pedinando Ad un certo punto mi girai di scatto e lui, preso alla sprovvista, cominciò a balbettare che passava di lì per caso. Io presi a gridargli contro che era maleducazione seguire le persone e che non ci si comportava così. La cosa durò per un po’, prima che mi accorgessi che le mie amiche se n’ erano andate e che il suo sguardo si faceva sempre più spaventato. Chissà come ci ritrovammo, mezz’ora dopo, seduti sotto la statua di Garibaldi con un cono gelato in mano a parlare. Fu quella sera che mio marito mi baciò per la prima volta, sotto quella statua, dove, dieci anni dopo, mi chiese di sposarlo. Prima da casa la vedevamo, con quell’edificio non si vedeva più niente, quando è stato demolito mi sono ritrovata ragazza … vorrei rimanesse sempre così”. Una lacrima scese lenta lungo il volto del sindaco, ma non voleva cedere. “Il centro commerciale si farà lo stesso”, ripeté a se stesso. Depose il libro. No, non poteva smettere, solo un’altra storia. Sig. Ambrogio Invernizzi, 47 anni via Cavour, 12 “Mi sentivo grande” “Avevo quasi dieci anni la prima volta che mio padre mi portò al lago. Ero mingherlino e quella canna era più alta di me. Lui aveva detto solo -Ti porto a pesca-. Quei tre pesciolini scarni mi resero il bambino più felice del mondo, avevo pescato! Mio padre mi portò dal pescivendolo che mi diede, in cambio dei pesci, 300 lire, non ci potevo credere, equivalevano a una indigestione di caramelle per me! Non sono mai stato così felice come quel giorno, in riva al mio lago…”. Il sindaco lesse altre tre storie, ma poi dovette fermarsi: dietro quelle storie c’erano delle persone per le quali la città aveva un valore diverso e profondo. Due mesi dopo, un prato ben coltivato copriva il luogo dove sarebbe dovuto sorgere il centro commerciale e un cartello era stato affisso: “In memoria dei bei tempi. Grazie a Camilla e Nino”
LAURA MUTTONI (ICS A. Volta, Mandello del Lario)
Primo classificato ex-aequo
“Aspettami che ti accompagno a scegliere il cellulare, così ti spiego!!!”. “Grazie Camilla, ma muoviti altrimenti chiude!!!”. In un batter d’occhio Camilla fu in strada e insieme si incamminarono verso il negozio. “Caro Nino, insceneremo un’opera che arriverà al cuore di tutti gli abitanti di questo paese, perché è solo risvegliando gli animi assopiti che si potrà far aprire gli occhi sulle meraviglie che ci circondano!”. “Va bene, va bene! Ma ora guarda che bello questo modello, ho già una cover pronta!”. “Questo andrà benissimo!!! Ha un dolby surround elevatissimo e microfoni di ultima generazione! E poi, per il resto, c’è proprio tutto di quello che abbiamo bisogno!!!”. Nino non fece nemmeno in tempo a dire la sua che Camilla se ne stava già andando, dicendogli che l’avrebbe aspettato a casa sua la sera stessa. La mia idea è di dare la parola alle statue del paese…”. “Ma come?”. Chiese Nino un po’ perplesso. “Attraverso dei dialoghi saranno proprio loro i protagonisti di se stessi!!!…Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Alessandro Manzoni… Il materiale non manca e con l’aiuto di amplificatori e di microfoni, che collegheremo al tuo nuovo smartphone, daremo vita a uno spettacolo di cui ne parleranno tutti!!”. “Bellissima idea Camilla!!! Non sarà difficile… Mettiamoci al lavoro!!”. “Bravo Nino, così mi piaci!!!”. All’indomani, in piazza Garibaldi arrivarono ingegneri e tecnici per progettare il nuovo centro commerciale. All’improvviso, la loro attenzione fu attirata da un vociare che insistentemente urlava: “Giuseppe!!! Ehi Giuseppe!! Dico a te!!. Increduli, i signori si voltarono e non credevano alle loro orecchie e con gli occhi sgranati scrutavano l’enorme statua di Garibaldi, lucente come mai, dalla quale uscivano quelle parole: “Sì proprio tu caro Mazzini! Che hai lottato tanto per la libertà della nostra patria e ora guardati attorno cosa sta succedendo! Sarà ora di sgranchirci queste gambe arrugginite che sono state ferme per troppo tempo!”. “Oh! Caro Garibaldi, generale e condottiero eroe dei due mondi!!! Hai ragione, si stanno proprio dimenticando di noi! Direi che è giunta l’ora di organizzarci per liberare questa gente oppressa e accecata dai nuovi invasori, tutti presi a guadagnare… Io sono esperto in fatto di cospirazioni!!!”. “Ehm, Ehm scusate se vi interrompo, ma anch’io vorrei dire la mia!! È ora di rimuovere il mio repertorio: altro che I Promessi Sposi, intitolerò il mo romanzo I Promessi Liberi!!! Con tutto quello che mi passa sotto il naso… Ne avrò di cose da scrivere!!!… Bei tempi i miei quando la ragione poneva le domande e la fede rispondeva! Oggi anche la ragione se n’è andata in pensione!!! Altro che ragione, qui nemmeno più i sentimenti esistono! Sono tutti diventati matti: continuano a correre di qua e di là, poi costruiscono cementificazioni e ci fanno stare all’ombra, che con tutta questa umidità altro che mal di ossa!!!”. “Fra un po’ butteranno anche noi come fanno con…”. “Noo!! Non ci faremo mettere da parte, perché in ciascuno di loro c’è qualcosa di noi!!!”. Si alzarono in coro le voci squillanti di Camilla, Nino e alcuni compagni che avevano contribuito alla stesura dell’opera: “Vogliamo che il sole, la Breva ed il Tivano ci tengano vivi perché vogliamo che le vostre menti tornino lucide, affinchè il vostro presente non vi oscuri il passato e garantisca un futuro consapevole per i posteri”. Gli ingegneri e tutte le persone che assistettero alla scena rimasero a bocca aperta: avevano ricevuto una grande lezione dai quei ragazzi volenterosi, che avrebbero continuato a lottare per i propri ideali e per un prossimo migliore!!!
GAIA VENUTA (A. Stoppani, Lecco)
Secondo classificato
“Domani alle 16.00 ci troviamo in Piazza Garibaldi”. “Ok”, rispose Nino con decisione, “Ma che cosa andiamo a fare?”. “Non ti preoccupare, domani lo saprai!”, rispose Camilla, ma a Nino tornò il suo pensiero fisso: “E il mio cellulare?”. “Ci penseremo… anzi no, andiamo adesso, così non ci penserai più!”. Comprato il cellulare, Camilla riportò il suo amico davanti all’edificio decrepito e lo invitò a fare qualche foto. “Ci troviamo di nuovo qui domani pomeriggio, quando l’edificio sarà stato distrutto”, disse Camilla. “Mi farai fare qualche altra foto?” “Bravo, hai indovinato!”. E così fecero. Una volta raccolte le foto, prepararono un volantino dove scrissero: Così era fino a ieri Così è oggi Così sarà (e in quest’ultimo caso misero le foto del volantino del futuro supermercato). Poi fecero tante, ma tante, fotocopie e si misero a distribuirle a tutti i cittadini. In fondo al volantino c’era la proposta, per chi non voleva che si costruisse il centro commerciale, di portare delle piantine da interrare sui ruderi del vecchio edificio. Le prime piantine furono proprio le loro e poi si sedettero ad aspettare. Arrivò la signora Maria che borbottava tra sé: “Vergogna! Sempre a costruire…”. Poi posò la sua piantina il signor Giuseppe che disse: “Ma non era meglio una volta con le botteghe del quartiere? Questi grossi centri commerciali fanno fallire i nostri negozietti!”. “Basta col cemento!!!”, si lamentava la signora Adele, “vogliamo spazi verdi per i bambini!”. Anche il signor Antonio era dello stesso avviso: “Io voglio vedere ancora il lago!”. Insomma, ognuno portava la sua piantina e ognuno diceva pure la sua. Camilla e Nino erano sorpresi di quanta gente venisse a portare il loro contributo. Insomma, in breve tempo là dove c’era stato un vecchio e decrepito edificio si venne a formare una specie di prato… un prato ricco di mille fiori e colori… che meraviglia! Tutto ciò riempiva di felicità i due ragazzi. Qualche giorno più tardi, visto il successo del volantino, anche il signor Sindaco non poté fare a meno di portare il suo fiore. E, non si sa se perché lo volesse veramente o perché si sentisse in dovere di farlo, addirittura andò a parlare con l’impresa costruttrice del nuovo centro commerciale. Quello che si dissero nessuno lo venne a sapere, una cosa è certa: il nuovo centro commerciale non fu più costruito e al posto del vecchio edificio il Comune creò un parco con tanti giochi per i bambini, tanti tavoli e panchine, ma soprattutto tanti fiori e… tantissimi alberi. Il giorno dell’inaugurazione, il Sindaco spiegò perché avesse deciso di sostenere i suoi cittadini: “L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)”, disse, “ha stimato che ogni persona per vivere ha bisogno di 60 alberi con una chioma di 10 metri di diametro per dargli ossigeno a sufficienza”. “Beh”, si dissero Camilla e Nino, “ma se i grandi sanno queste cose perché non le fanno subito senza aspettare noi bambini?!?”. Comunque, in quel paese si tornò a vedere il lago e la gente era anche più contenta… e l’impresario? Che fine ha fatto? Pare si sia messo a vendere fiori e a piantare alberi!!
ALESSANDRO PORRO (A. Manzoni, Merate)
Terzo classificato
Camilla: “Ricordo che mio nonno mi raccontava alcune storie di com’era una volta la nostra città, ricca di ville, monumenti, piazze e sentieri che conducevano al lago, ma soprattutto mi parlava di un palazzo di fronte al lago, dove oggi c’è quel rudere che da domani demoliranno per costruire il centro commerciale. Si trattava di un palazzo del quale lui stesso aveva sentito parlare da suo nonno e che sembra abbia ospitato Giuseppe Garibaldi”. Nino: “Perché non ne ho mai sentito parlare?”. Camilla: “La Prima Guerra Mondiale distrusse tutta la città, i superstiti scapparono e solo pochi, tra cui il mio bisnonno, vi fecero ritorno e la ricostruirono; per cui credo che non siano in molti a sapere questa storia”. Nino: “Bene, ma che cosa c’entra il nuovo centro commerciale?”. Camilla: “Se il racconto di mio nonno fosse vero, se esiste qualcosa che documenti il passaggio di Garibaldi, magari potremmo bloccare i lavori del nuovo progetto e… non so, forse sono solo fantasie di una ragazzina, ma dobbiamo fare qualcosa, bisogna pensare alla tutela ambientale e alla salvaguardia del lago come bene pubblico. Noi giovani siamo il futuro del nostro paese e io voglio proteggerlo. Sei con me Nino?”. Nino: “Caspita Camilla non ti ho mai visto prendere così a cuore qualcosa, certo che sono con te. Dimmi che cosa devo fare”. Camilla: “Per prima cosa dobbiamo cercare un diario”. Nino: “Un diario?”. Camilla: “È il diario del mio trisnonno. Sono secoli che non lo vedo più; l’ultima volta era in un baule in soffitta”. Nino: “Allora andiamo”. Camilla: “Trovato! Che emozione: è un po’ rovinato, ma le pagine sono ancora tutte intatte e si leggono”. Nino incuriosito strappò il diario dalle mani di Camilla e la copertina si ruppe facendo intravedere qualcosa all’interno. Camilla: “Che cosa hai fatto?!?”. Nino: “Guarda! Che cosa sono questi fogli?”. I ragazzi aprirono il primo foglio, notarono il disegno di una casa e poi si soffermarono a leggere… Cesare Pedemonte: si trattava di un vecchio atto di proprietà del trisnonno di Camilla e la casa in questione era proprio quel vecchio rudere. Poi lessero il secondo foglio. Rimasero sconcertati: una lettera scritta da Garibaldi al trisnonno di Camilla, che dava informazioni riguardo la spedizione dei Mille e ringraziava per l’aiuto, l’ospitalità e il sostegno dato alla missione. Nino: “Non posso crederci! Abbiamo in mano un pezzo di storia”. Camilla: “Il mio trisnonno era amico di Garibaldi! Incredibile, ma ciò non ci aiuta a fermare -l’avanzata del cemento-; però forse troveremmo qualcosa presso la biblioteca della Cattedrale”. Grazie agli archivi sotterranei, la Cattedrale aveva conservato preziosi manoscritti, documenti, mappe e cartine del territorio risalenti a secoli passati. Riuscirono a entrarvi grazie all’aiuto di Francesco, custode della biblioteca e zio di Nino. Francesco chiese ai ragazzi che cosa cercassero di preciso e Camilla raccontò della lettera di Garibaldi; tra scaffali impolverati ed enormi scatoloni riuscirono a trovare foto e documenti che dimostrassero il passaggio di Garibaldi. Il rudere in passato aveva più volte ospitato Garibaldi e una volta anche sua moglie Anita, come conferma una vecchia pagina del giornale locale dell’epoca. I lavori vennero momentaneamente sospesi per accertamenti, ma quando qualche settimana più tardi le principali testate giornalistiche intitolarono –Reperto storico sacrificato per un centro commerciale–, vennero definitivamente bloccati. Nino si congratulò con Camilla per il successo ottenuto, ma notò nello sguardo dell’amica un velo di malinconia. “Sai Nino”, disse Camilla, “noi siamo riusciti a salvaguardare la nostra città, ma domani un altro centro commerciale nascerà altrove e gli abitanti del posto potrebbero non avere la nostra stessa fortuna. Sinceramente spero che l’Italia torni a essere il -Bel Paese- e che le persone capiscano che la vita non è solo fatta di denaro, ma soprattutto spero che la natura non finisca con il ribellarsi per punirci; ma ora festeggiamo la nostra piccola grande vittoria”.
I FINALISTI:
EUGENIO CAINELLI(A. Manzoni, Merate)
GIORGIO INVERNIZZI(A. Stoppani, Lecco)
CHIARA VALTOLINA (ICS Brivio)
MARCELLO DI MASSA(ICS Robbiate)
VALENTINA BONESATTI(ICS Bellano, sez Lierna)
GILDA FURIOSI (ICS Cremeno)
I PUBBLICATI SULL’ANTOLOGIA:
SILVIA PIGAZZI (ICS Cremeno)
ANTONIO MAZZOLENI (ICS Cremeno)
NICOLAS SCACCABAROZZI (ICS Cremeno)
BEATRICE CATTANEO (ICS Civate)
ANDREA D’AMICO (ICS Merate)
SOFIA COLOMBO (A. Stoppani, Lecco)