Incipit Paul Ginsborg

” Europa: un sogno?”

Dopo la terribile perdita di sangue umana che caratterizzò la storia dell’Europa nei primi decenni del Novecento, lo sviluppo, dal 1957 in poi, prima delle Comunità europee e successivamente dell’Unione europea stessa, fu considerato, giustamente, uno straordinario successo.

Antichi, fieri e aggressivi stati nazionali sono stati condotti, nelle parole di Tommaso Padoa-Schioppa, non con la forza delle armi, bensì ‘con la forza gentile della persuasione e del consenso’, a mettere in comune le risorse, operare insieme e rinunciare almeno in parte alle rispettive sovranità.

Il ‘modello europeo’, con il suo alto livello di solidarietà sociale, i suoi indimenticabili viaggi di studio ‘Erasmus’ e la sua capacità di abbattere barriere di ogni tipo, vince nel primo decennio del 2000 il paragone con gli Stati Uniti, imperiali e aggressivi, e la Cina repressiva e monolitica.

Ora questo straordinario modello si trova di fronte alla sua prova più dura. Tre fattori rischiano di portare l’Unione in ginocchio.

Il primo è la politica economica del neo-liberismo. Ideologia dominante nell’Europa del nuovo secolo ha fatto aumentare drammaticamente il potere selvaggio del capitalismo finanziario e le grandi disuguaglianze sociali e tra nazioni.

Il secondo è il ‘deficit democratico’ che ha sempre caratterizzato l’Unione. Il parlamento europeo tuttora ha poteri assai limitati e le decisioni cruciali dentro l’Unione sono spesso presi senza alcun controllo popolare.

Terzo e ultimo: l’Unione vede sbriciolare la propria egemonia davanti   alla grande (e incontrollabile ?) ondata di immigrazione.

Di fronte a queste nuvole così nere, non tutto é andato perduto …

E, infatti, proprio per dare seguito a queste importanti riflessioni proposte da Paul Ginsborg che due studenti Erasmus, Jonathan e Maria, decidono di…

 

Francesco Castelli

1°classificato

Uni Bocconi Milano

Categoria 17-25 anni

…di darsi da fare.

“Johnny, pensi che il Presidente dell’Europa sappia che le cose vanno così male?”

“Non saprei, ma potremmo sempre andare a dirglielo noi”

A Maria scappa una risata: i due ragazzi sono a Sofia, in Bulgaria, seduti sul divano sfondato dell’appartamento pulcioso in cui si ritrovano a convivere da qualche settimana. Lei, spagnola, è una studentessa di architettura; lui, austriaco, un aspirante medico con pochissima fretta di laurearsi.

“Volentieri! Prenoto un low-cost per Bruxelles?” chiede Maria provocatoriamente, aprendo il portatile.

“Ti ho mai detto che ho il terrore del volo?”

Un istante di silenzio. Lei lo fissa da sopra lo schermo, lui la guarda senza capire.

“Treno?”

“È stata un’idea veramente PESSIMA”

Infagottato in una felpa sformata, Jonathan caracolla pesantemente sulla banchina della stazione di Bruxelles-Schuman. Il viaggio lo ha distrutto: ritardi, coincidenze saltate, ma soprattutto…

“Il passaporto, Jonny!”

Maria invece volteggia leggiadra giù dagli scalini del treno, e fresca come una rosa porge all’amico il libricino amaranto, corredato da un sorriso “Possibile che te lo scordi sempre? Ci mancava poco che lo lasciassi a Sofia!”

Jonathan mugugna un ringraziamento “Che ne sapevo io che per passare dalla Serbia servisse!”

D’improvviso, una fragorosa risata erompe alle loro spalle.

“Ah, la generazione Erasmus: quanta spensieratezza! Ragazzi miei, qui una volta bisognava estrarlo ogni dieci metri, il passaporto. Voi siete abituati troppo bene, e secondo me nemmeno vi rendete conto del reale valore di questa nostra bella Europa!”

A parlare è un uomo altero e barbuto, che sorride loro stretto in un completo elegante. Sembra gentile, ma a Maria quell’ennesima lezione di vita non richiesta da parte di un esponente della generazione che -a suo avviso- l’Europa la sta facendo a pezzi, non va proprio giù.

“Lei chi sarebbe, scusi?” gli risponde, glaciale.

“Dottor Vero, molto piacere. Vi ho notati prima, sul treno: in questo quartiere ci sono solo le istituzioni Europee, un po’ di studi legali e gli uffici di rappresentanza di qualche multinazionale – e a giudicare da come siete vestiti, voi non siete diretti in nessuno di questi luoghi. Posso chiedervi che ci fate da queste parti, dunque?”

Maria alza il mento, ignorando la sua gonnellina leggera -e molto poco formale- che svolazza irriguardosa nella fredda brezza mattutina di Bruxelles “Dobbiamo parlare con il Presidente dell’Europa: l’Unione è in difficoltà, e noi vogliamo aiutarla”

A queste parole, gli occhi di Vero si illuminano “Il Presidente dell’Europa, dite? Seguitemi: ve lo presento”

E senza dire altro, si avvia fuori dalla stazione. Ai ragazzi non pare vero: si scambiano un’occhiata e decidono di seguirlo.

La bizzarra combriccola cammina per poche centinaia di metri, quindi Vero punta deciso verso l’ingresso di un grande edificio di acciaio e vetro. Maria e Jonathan sono intimoriti: la hall è piena di severi addetti alla sicurezza, ma basta un cenno della loro guida a farli passare senza intoppi.

Una volta dentro, però, il dottor Vero accelera il passo: prima attraversa l’atrio ad ampie falcate, poi si dirige su per una scalinata quasi correndo. I due ragazzi faticano a stargli dietro, anche salendo i gradini a due a due: l’uomo incede frettolosamente, come se una pena fisica, un dolore, lo affliggesse, e il bisogno di trovarvi sollievo lo spingesse a rotta di collo verso la sua meta. Oramai di lui i ragazzi intravedono solo i lembi della giacca – ma proprio quando credono di averlo perduto, eccolo.

Si è fermato e sta guardando oltre un parapetto. Maria e Jonathan gli si avvicinano piano, e rimangono senza fiato.

Davanti a loro si apre un imponente emiciclo: centinaia e centinaia di scranni, in mezzo ai quali si affaccendano nugoli di persone dall’aria seria. Alle loro orecchie giungono decine di lingue diverse, mentre i loro occhi sono attratti dalla solenne scritta che campeggia sulla parete di fronte a loro:

“Parlamentum Europaeum”

La voce commossa di Vero li fa sobbalzare

“Questo è l’unico presidente di cui l’Europa ha bisogno”.

 

Matilda Mason

1° premio-

L.S.Grassi –Lecco

Categoria : 14-16 anni

Jonathan rise ancora sguaiatamente, più per il pessimo inglese storpiato dall’accento italiano evidente di Maria che per la battuta in sè. Stava pensando di invitarla a Bristol quell’estate: voleva portare Maria a vedere il tramonto sul vallo d’Adriano. Il rimbombo di un tuono lo riportó al presente, aveva un progetto di storia da portare a termine e non era il momento di distrarsi! Un progetto semplice: “Europa ieri, oggi, domani”, peró nè lui nè Maria, la graziosa ragazza che era stata incaricata di aiutarlo durante quell’Erasmus, erano giunti a qualche conclusione. Ci pensó per un po’, poi una parola inizió a trotterellargli per la mente… «Erasmus» disse infine. «Complimenti! Ora possiamo tornare a concentrarci sul progetto?!» disse la ragazza stizzita e provata dal lungo pensare. «No… parlo di Erasmo da Rotterdam… Elogio alla follia… la crisi dei poteri universali… Non è cosí da sempre?». Lei lo guardó sorpresa lasciando intendere un po’ di ammirazione. Jonathan arrossí, ma subito tornó sul progetto che lo catapultó nell’idea attuale di Europa, ormai uguale da molti anni.

«Da cosa iniziamo a discutere?»

«Dalle persone, no Maria?»

«Senza popoli non vi sono nazioni… anche se quella di Europa è solo un’idea…o meglio… Chi puó dirsi europeo? Non siamo forse tutti immigrati?»

«Esatto… tutta la storia e i popoli a noi precedenti, I romani, gli arabi, gli slavi, sono tutti, miscugli di popoli che sono andati a formarne un altro più grande!»

« Rallenta che devo scrivere!»

Jonathan ripetè il concetto a Maria in modo che ella potesse scrivere, quindi a tono/ritmo lento proseguí «È tutto collegato, anche le immigrazioni di oggi, ma anche prima, nel XIX secolo, quando voi italiani scappavate in America. È come… se non ci fosse più una distinzione tra popoli…»

Maria abbassó la penna «Non è stupendo tutto ció?»

«Sí, ma quest’omologazione rischia di rendere I patrimoni di ciascun popolo, di nessuno… No?»

«No, anzi, diventeranno semmai patrimonio di tutti. Immagina: un’unica grande nazione chiamata “mondo”»

«Bene, direi quindi di trattare un altro aspetto, che ne dici?»

«Sí! Secondo me l’atlantismo è diventato il problema maggiore ultimamente…»

«Ma… Jonathan… perchè sarebbe un problema scusa?» chiese curiosa Maria.

«Perchè l’atlantismo abbraccia capitalismo e neoliberismo… Ed è terribile… Non per noi! Ma per i paesi più poveri perchè è difatti un rifiuto delle nazioni più potenti all’aiutarle economicamente e a metterle tutte su uno stesso piano. Tutto ció…» Jonathan cerca le parole. «Spietato, ecco!»

«Scommetto che se fosse per te non vi sarebbe iniquità!» ridacchiò Maria.

«Dici bene Maria! Certe volte l’Europa mi sembra cosí falsa… intenta a perseguire il proprio benessere a discapito altrui… pensa all’Africa! O alla guerra in Ucraina… È uno scempio!»

«Vedo che l’argomento ti ha preso eh? Magari ci torneremo sopra nei prossimi giorni… ora, ci serve un ultimo punto da toccare e siamo alla conclusione… Idee?»

Jonathan ci pensó un poco e poi disse: «Beh, forse dovremmo parlare della mancanza di un potere centralizzato in Europa?»

«Forse, perchè non è uno stato nè tantomeno un impero…?» disse lei ironicamente.

«Se ci pensi lo dice anche il nome: “Unione”… l’Europa è un’unione di stati, cioè la loro collaborazione per raggiungere lo stesso scopo: il “benessere comune”ed essa pur avendo di base interessi economici, ora condivide anche gli stessi ideali ed etiche morali.»

Jonathan ci pensó su. Maria aveva ragione.

«Bene! Finito! » disse, chiudendo la penna, soddisfatta e ammirando il suo capolavoro con orgoglio.

«Ma aspetta! Non manca il futuro?!» chiese di scatto Jonathan.

«Non l’abbiamo dimenticato… semplicemente non abbiamo finito di costruirlo…» gli rispose Maria

facendogli l’ occhiolino. Quindi I due uscirono dalla biblioteca che stava chiudendo e s incamminarono, lasciando alle loro spalle il Colosseo, bagnato da una pioggia sempre meno fitta che lasciava intravedere gliultimi raggi di un sole morente d’inverno.

incitori concorso incipit ginsborg

Categoria 16-25 anni

Francesco Castelli

– 1°classificato

– Uni Bocconi Milano

Carlo Maria Cattaneo

2° classificato

Polimi- Lecco

Matteo Colombo

IIS Bachelet – Oggiono

terzo classificato

categoria  14-16 anni

Matilda Mason –

1° premio-

L.S.Grassi -Lecco

Gaia Martino

2° classificata

ITIS ” F.Viganò” Merate

Anna Sangiorgio

3°classificata

ITS F.Viganò – Merate

 

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